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Amadigi di Gaula
Opera,
in 3 atti

As it is perform'd at the King's Theater in the Hay-market,
 25 May 1715.

Libretto (adapted by Haym ? )
after Houdart de la Motte
,
Music by Händel




 

 



 


 

Personaggi

AMADIGI DI GAULA Eroe, amante di Oriana - Sig. Cav. Nicolino Grimaldi.
DARDANO, Prencipe di Tracia - Sig. Diana Vico.
ORIANA, Figlia del' Rè dell'Isole fortunate - Sig. Anastasia Robinson
MELISSA, Maga Amante di Amadigi - Sig. Elisabetta Pilotta Schiavonetti, di S.A.R. la Principessa di Galles.

 

ATTO I.

Scena I.

Giardino di Melissa. Notte.

AMADIGI, e DARDANO.

AMADIGI.
Or' che di negro Ammanto
È ricoperto il Cielo, e ogn' un' riposa
Prencipe andiamo, ove l’onor c'Invita;
Abbandoniam' queste incantate Soglie
Che già troppo contrarie
Furo' alla gloria mia, ed' al' mio Amore.

DARDANO.
Già d’Amadigi il nome
Fa' incredibil' le prove
Della forza dell' braccio, e del' valore :
Dopo tante vittorie
Tempo è dunque che ascolti,
Della vaga Melissa
Gl’Innamorati pianti.
Mira ; come qui ride il fiore ;e come
Verdeggia il prato ; e Limpido il ruscello,
Qui come inriga il suolo :
Tutto con l’arti sue forma d’Incanti,
Per piacere a tè Sol', che sei sua vita.

AMADIGI.
Più cerca ella piacermi, io più la sprezzo.

DARDANO.
Ingrato dunque sei.

AMADIGI.
Mira, e poi dimmi Ingrato,
(Gli mostra il ritratto di Oriana.)
Mira questi colori,
Che non sono ch’un’ombra al' par del' giorno,
E dì, se posso, oh' Dio,
Per Melissa Lasciar l’Idolo mio ?

DARDANO.
(Ah! che rimiro, oh stelle !
Questo è il mio ben' si finga.)
Ella ti corrisponde ?

AMADIGI.
M’ama quant’Io l’Adoro.
Mà ; che più qui si tarda ? andiam ò Prence.

DARDANO.
Signor', più non m’oppongo, alle tue brame :
Resta ; che intanto Io vado
Per ricercare, un opportuno calle,
Che celi agl' occhi altrui il nostro scampo.

AMADIGI.
Quivi t’attendo.

DARDANO.
(Ed' Io di sdegno auvampo.)
Pugnerò contro del' fato,
Vendicato il cor' sarà ;
E il rivale mio spietato
Al mio pie vinto cadrà.
Pugnerò, &c.

 

Scena II.

AMADIGI solo.
O' notte, ò cara notte ;
Spiega il più oscuro velo .
E tù nume dei sogni
Soccorri un fido Amante
Con i silentii, e l’ombre ;
Che già mai favoristi, con l’orror del tuo nero,
Un cor del' mio più fido, e più sincero.
Notte amica dei riposi
Deh' m’assisti, e riconforta,
Il mio sen' che sta penan...

(Si schiarisce in un subito la Scena, Scaturiscono da terra vasi, fontane e statue.... ed' una truppa di Spiriti infernali, inviati da Melissa, da tutti i Lati della Scena, si oppongono alla partenzadi di Amadigi.)

Che miro! invido fato
Bramo la notte, e il sol' m’apporta il giorno?
Fuggirò, mà dove ? forse di qui ?
Ah nò
 ; ch’impedito è ogni passo
Allo scampo, alla fuga.
Ah' Melissa, Melissa ! io son' tradito.
Mà che ! s’apra col ferro il varco.

(Mentre pone il pugno alla spada, sopraggiunge Melissa.)

 

Scena III.

MELISSA ed AMADIGI.

MELISSA.
E tù cerchi fuggir ? perfido ; Ingrato.
Deh! Melissa t’arresti.

AMADIGI.
Nulla può ritenermi.

MELISSA.
Ti piegherà il mio pianto.

AMADIGI.
Hò già risolto.

MELISSA.
I sospir ;

AMADIGI.
Non gli apprezzo.

MELISSA.
Adoprerò Lusinghe.

AMADIGI.
Solo l’ardor di Gloria, il cor mi tocca.

MELISSA.
E pur' so' ch’Oriana, il sen' t’accende.

AMADIGI.
Dunque perché mi segui ?

MELISSA.
Crudel ; perché t’adoro.

AMADIGI.
E se sdegno il tuo foco,
Come farai, ch’Io t’ami ?

MELISSA.
Nella torre incantata, è già il tuo bene.
Và dunque empio Spietato
Vanne à colei che t’arde il cor ; mà pensa,
Che sdegnata Melissa,
Tutti i mostri d’Inferno,
Tutte l’ Arpie più sozze,
Cerbero, furie, fuoco, e fiamme appresta;
E pria che la rivale al' sen' ti stringa,
Frà mille pene, Io ti vedrò perire.

AMADIGI.
L’Arti tue non faranno
Che accrescere al mio petto, e forza, e ardire.
Non fà temere
Questo mio petto ;
S’ardir l’Accende,
L’accende amor :
Saprà Vedere,
Odiò, e dispetto ;
Strane vicende
Non teme il Cor'.
Non fà, &c.

(Parte.)

 

Scena IV.

MELISSA sola.
Il' crudel' m’abbandona, e mi detesta ;
Numi ! e soffrire il deggio ?
Ingrato ; segui il foco, che t’arde
Segui l’amor, che ti consuma, ò Ingrato.
Mà in vano ti Lusinghi
Che l’arti mie sapran farti morire.
Mà cielo, e come !
Morir farò chi vita è di quest’ Alma ?
Ah' che già sento in petto
Che l’Odio, e l’ira và cangiando aspetto.

Ah' spietato, e non ti move
Un affetto si costante
Che per tè mi fà Languir ?
Mà crudel tù non sai come
Fai sdegnar' quest’ alma amante
Che tu brami di tradir.
Ah' spietato, &c.

(Parte.)

Scena V.

Loggia infiammata, che impedisce l’entrata della torre di Oriana.

AMADIGI e DARDANO.

AMADIGI.
Risveglian' queste fiamme il mio Coraggio.
Abbattuti hò li mostri, e tù il vedesti ;
Or questa sola prova
Del' Braccio mio qui resta.
Ma ! quai caratteri io veggio ? Si legga.

(Dardano legge.)

DARDANO.
A un sol' le fiamme, è di passar concesso ;
Ch’egli è l’Eroe più forte,
Cui Scelse amor fra tanti
Per' quivi unir, i due più fidi Amanti.

AMADIGI.
Prencipe ; or' si conosco
Che felice mi vuol' amica stella ;
Se dopo tante pene,
Stringer potrò al' mio sen' Oriana bella.

(Va per traversar le fiamme.)

DARDANO.
Amadigi, t’arresta,
E meco pria favella.

AMADIGI.
Che mai !

DARDANO.
Io tuo rivale, e tuo Nemico sono,

AMADIGI.
Numi !

DARDANO.
D’Oriana invaghito
Mà Sprezzato da lei, di te geloso,
Cercai di Lusingarti
Nell’amor di Melissa ;
La tua fuga Scopersi ; e in vano oprai :
Or ch’ all’ Estremo de miei mali io giunsi,
Finger più non si dee : Meco convienti
Che tuo nemico, e tuo rival mi scopro
Provar chi di noi fia più degno amante.

AMADIGI.
Troppo nel pregio mio tù parte havesti.
Or sia del' fallo tuo pena bastante
Saper ch’ Io sono il più gradito amante.

Vado, Corro, al mio tesoro,
Non apprezzo il tuo furor ;
Per un vago, e bel crin' d’oro
Foco, e fiamme, e poco al' Cor.
Vado, &c.

(Traversa le fiamme.)

 

Scena VI.

 DARDANO solo.
Deh' ferma, oh' Dio ! già penetrò la Soglia ;
Lo seguirò nel' foco :
Mà ; un Ignoto poter' me lo contrasta.
Si tenti ancor ; non posso.
Dunque il vedrò gioir sù gl' occhi miei ?
No ; Melissa, à te aspetta
Far sù L’empio per me, per te vendetta.

Agitato il cor mi sento,
Dall’affetto, e dal' furor ;
Un' rivale che pavento
Fà che peni questo Cor.
Agitato, &c.

(Parte.)

(La loggia incantata si spezza, e cade al suono di strepitosa sinfonia ; si oscura la Scena, con tuoni, e Lampi, e si rischiara all’apparire d’Oriana, la quale Comparisce circondata da Cavalieri, e Dame incantate ; e si cangia la Scena in un bellissimo colonnato.)

 

Scena VII.

AMADIGI, ORIANA, e TRUPPA DI CAVALIERI, e DAME INCANTATE.

ORIANA.
Cieli, che sia ? qual rumore improviso
Agitò questo Luogo ?
Ah' che veggio ? Amadigi, il mio bene.

AMADIGI.
Io ti tolgo agl’incanti
Ma il tuo bel volto Oriana
Fà che incantato io resti.

ORIANA.
Temo che inganno sia, di qui mirarti.

AMADIGI.
Temer non dei mia Cara :
Della cruda Melissa
L’arte per me fù vana ;
Bella al seno ti stringo.

ORIANA.
S’Inganno egli è dolce, è per me l’inganno.
Amadigi ; si pensi
Come da queste soglie tu mi torrai.

AMADIGI.
Ostacol più non v’ è, Libera sei.

ORIANA.
Dunque finiti sono, i pianti miei.

Gioie, venite in sen'
Brillate nel mio Cor,
Che tutto il mio dolor,
Fuggì, sparì da me,
S’è meco il caro ben'
Altro non curo no,
E sempre goderò
Caro mio ben' con tè.
Gioie, &c.

AMADIGI.
In questo instante Io provo
Di mia vita il più grato, e bel Momento.

ORIANA.
Amor : basta, non più : troppo è il contento.

AMADIGI.
La gioia opprime i sensi
E, à tè vicino à bella
Divien' dolce d’ Amor l’aspra quadrella.

E si dolce il mio contento,
E si grato il mio piacer ;
Che nel seno io già sento,
Che non v’ è più che temer.
E si dolce, &c.

(Vanno a sedere et segue una Danza di Cavalieri, e Dame incantate.)

ORIANA.
Andianne ora mio ben', che più si tarda ?

AMADIGI.
Prima convien', che  a preparar men' vada,
Quanto alla nostra fuga, ancor bisogna ;
Attendi ò bella intanto
Nelle contigue stanze, il mio ritorno.

ORIANA.
Vado, ma tosto riedi,
Che Lontana da té duro é il soggiorno.

O Caro mio tesor
Deh' presto torna a mé,
E vieni a consolar
Quest’alma amante ;
Che non può questo cor'
Esser Lontan da té
Che bramo ogn' or mirar
Il tuo sembiante.
O Caro, &c.

(Parte.)

 

Scena VIII.

MELISSA che sopraggiunge, DARDANO à parte, e detti.

AMADIGI.
Cieli ; numi, che miro ?

DARDANO.
(Ecco la mia vendetta!)

MELISSA.
Demoni, accorrete
Qui si conduca Oriana.

(Vengono i demoni, e portano Oriana.)

AMADIGI.
Che mai sarà ?

DARDANO.
(Se la toglie all' rivale, Io son contento.)

MELISSA.
Oriana si trasporti, ove il rival' l'attende.

DARDANO.
(Or' si ch' Io son' contento.) (Parte)

ORIANA.
Melissa o' Dio !

AMADIGI.
Io ti Soccorro.

MELISSA.
Ritenetelo o' furie.

AMADIGI.
Oh' Numi !

(Parte Oriana.)

MELISSA.
Ora il furor, la rabbia, e l’ira mia
Distrugga queste mura, a tè si Care :
Vanne altrove à lagnarti !
Il tuo rival gioisca al' tuo dolore,
E il Contento di lui, ti roda il Core.

Io godo Scherzo e rido
Crudel, nel tuo dolor ;
Tu m’ insegnasti infido
A dare affanni a un Cor.
Io godo, &c.

(Parte.)

 

Scena IX

 AMADIGI solo.
Ferma, deh' ferma, oh' Dio !
Cruda furia d’inferno
Nata per tormentar due fidi Amanti ;
Ascolta li miei pianti,
Rendimi il mio tesoro,
Ché Cosi troppo è fiero il mio Martoro.

O' rendetemi il mio bene
Astri infidi,
O' pur' fatemi Morir ;
Ché non posso in tante pene
Io più Vivere, e soffrir.
O' rendetemi, &c.

 

ATTO II

Scena I.

La Scena rappresenta un Giardino con un bellissimo Palazzo in distanza, nel' mezzo del' quale si vede la Fontana del'  vero Amore.

AMADIGI solo.
Io Ramingo men' vado
Per valli, e per foreste afflitto e solo,
Ne so dove mi volga incerto il piede.
Mà ; quivi appunto Io scorgo
D’Amor l’antro incantato
L’acque del' quale i dubbi amanti accerta :
Voglio in esse Specchiarmi,
Per veder s’il mio ben fida è in amarmi.

Sussurrate, onde vezzose
Limpidette consolate
Questo misero mio Cor ;
E tu nume d'ogni affetto
Compatisci questo petto,
Ch' é ripieno di dolor.
Sussurate, &c.

(Riguarda nella fontana.)

Numi che veggio ? Oriana
Accarezza il rivale, e mè disprezza !
Cruda, perfida, ingrata ;
Mai più di donna ascolterò li pianti.
Ma già m’opprime il core,
Della sua crudeltà l’atro dolore.
Io manco, io mo......

(Cade svenuto sopra un Sasso.)

 

Scena II.

 MELISSA, e detto.

MELISSA.
Svenne Amadigi dal' suo duolo oppresso :

(Fà i suoi scongiuri.)

Si risvegli dal sonno.
Furie accorrete, e quivi
Oriana apportate
E premio all' suo amore
Sia lo sdegno, e rigor, odio, e dolore.

(Parte.)

 

Scena III.

 ORIANA ed AMADIGI.

ORIANA.
Cieli, che' sarà mai ?
Ecco il mio ben', mà ! Oh' Dio !
Estinto è l’idol mio !

(Si avvicina ad Amadigi.)

Amadigi ; sole degl' occhi miei
Chi dai sensi ti priva ? oh' ciel' non odi !
Spietatissima sorte :
Ah' che Melissa hà dato à lui la Morte,
E per Maggior tormento
Vuole che estinto io miri il mio Contento.

S’ estinto è l’Idol' mio
Morire io voglio ancor ;
Che viver non poss’ Io
Con tanti affanni al' cor'.
S' estinto, &c.

Ma qual' scampo al mio affanno ?
Si prenda il proprio ferro
Dell’estinto Consorte ;

(Va per prendere la spada di Amadigi.)

Ed Unisca due Cori una sol' Morte.

(Amadigi si risente.)

AMADIGI.
Chi mi sveglia dal' sonno ?

ORIANA.
Amadigi, mio ben ? tu vivi e Spiri ?

AMADIGI.
Chi sei ? che chiedi ?

ORIANA.
Non conosci Oriana ?

AMADIGI si leva.
Oriana !
Un infida, che per altri m’abborre ?

ORIANA.
Infida tu mi chiami ?

AMADIGI.
Si ; perfida, e crudele.

ORIANA.
Che feci mai ?

AMADIGI.
Va’, chiedilo à tè Stessa, e lo saprai.

ORIANA.
Dunque quando credea
Che tù, ingrato mi amassi,
Tu cosi mi disprezzi ?

AMADIGI.
Hò magnanimo il core
E amar non so chi altrui promise Amore.

T’amai quant’ il mio Cor
Già seppe amarti ;
Ore che tù cangi amor
Io ti disprezzo :
Se cangio il mio desir,
Di mè deh', non Lagnarti ;
L’offese a non soffrir,
E il petto avvezzo.
T'ami, &c.

ORIANA.
Chi mai creduto havria
Ch’ Amadigi il mio ben' fosse crudele ?

AMADIGI.
E chi creduto havria
Che Oriana ver' mè fosse infedele ?

ORIANA.
Infida tù mi chiami,
Quand io t’ adoro ? ingrato
;

AMADIGI.
Sò che per' altri0 è il seno tuo piagato.

ORIANA.
Ti pentirai crudel'
D’ havermi offesa un' di
Perfido, ingrato.
S’ io ti seguii fedel
Saprò fuggirti ancor
Crudo spietato.
Ti pentirai, &c.

(Parte Oriana.)

 

Scena IV.

AMADIGI, e poi MELISSA.

AMADIGI.
Dunque colei, da cui
Speravo ogni conforto al' grave affanno
Cosi mi sprezza, e fugge ?
E nel medesmo istante
Che fede mi giurò, di fé mi manca ?
Ed io vivo, e non moro ?
Faccia pur' quest’ acciaro
Ciò che non puote il duolo.

(Vuol uccidersi, ma vien' trattenuto da Melissa,che sopraggiunge.)

MELISSA.
Fermati, e vivi.

AMADIGI.
Cruda Melissa ; Lascia
Ch’ io dia fine al mio duol' con la mia morte.

MELISSA.
Puoi tue pene finir' senza morire.

AMADIGI.
Benché à mè sia crudele
Quella per cui sospiro
A lei sempre qual' fui sarò fedele.
Né altro io da tè bramo,
Che mi Lasci Morir, già ch’ io non t’ amo.

MELISSA.
Io più soffrir' nol posso.
Non sperar con la morte
Dar' fine alle tue pene,
Che prima ti convien' alma spietata
Provar quanto far' può una donna sdegnata.
Divenga in questo Loco
Ogni placido aspetto, orrore, e foco.

(La scena si cangia in un antro orribile.)

E voi de miei furori
Orridi essecutori
Accorrete à punir, chi mi disprezza.

(Dei mostri sortono dal' seno della terra, s’odono tuoni nell’aria.)

AMADIGI.
L’anima, è troppo avvezza
Alle pene, agl' affanni ;
E se credi con' questo
D’amollire il mio cor', folle t’inganni.

MELISSA.
Cessate, omai cessate
Che più gravi tormenti, a lui preparo
Circondatelo, ò furie

(Le furie lo circondano.)

Vedrà nelle mie soglie
Ciò che nel' fonte ei vide :
Vuo’ ch’ il suo duolo, al mio divenga eguale
E colei che l’adora, ami il rivale.

(à due)

Crudel tù non farai
Ch’ il tuo rigor già ma,
iPerturbi la costanza ;

AMADIS- MELISSA - Ho petto / Si hai petto Da soffrire
A 2 - Ogn’ aspro, e rio Martìre
AMADIS- MELISSA  - Non  temo il tuo / Torrò col' mio  rigor
AMADIS- MELISSA - Né tua possanza /La tua speranza.
Crudel, &c.

(Partono.)

 

Scena V.

Palazzo di Melissa.

DARDANO solo.
D’ un' sventurato amante
Provo tutte le pene in questo petto
Ama Oriana Amadigi, e me disprezza
Mi promette Melissa
Conforto al mio tormento,
Mà tardi Veggio, oh' Dio,
Ch’ è vano ogni potere, al duolo mio :

Pena tiranna
Io sento al core,
Ne spero mai
Trovar pietà ;
Amor m’affanna
E il mio dolore
In tanti guai
Pace non hà.

(Mentre vuol partire, vien ritenuto da Melissa.)

 

Scena VI.

 MELISSA e detto.

MELISSA.
Arresta ò Prence.
Quivi frà brevi istanti
Vedrai quella che adori
,Mite a gl' affanni tuoi,
Ne più, qual' già solea aspra, e crudele.

DARDANO.
Com ciò sia ?

MELISSA.
Con incantati giri
Cangiai tue forme ; e à i Lumi d’Oriana
Non più di Tracia il Prence,
Mà, Amadigi parrai ;
E invisibili a lui ambi sarete.

DARDANO.
E à che giovar ciò deve ?

MELISSA.
Che t’merà colei, che tanto adori.

DARDANO.
Mà sott’ altro sembiante.

MELISSA.
Ancor che per inganno,
Piace l’essere amato, à un' core amante.

Se tù brami di godere
Lascia pur' à mè il pensiere
Ch’ Io contento ti farò ;
Non havrai più tanti affanni
Ed' il fine de tuoi danni
Io con pace mirerò ;
Se tu brami, &c.

(Parte.)

 

Scena VII

DARDANO solo.
Mà se questo non basta
A mitigar la pena mia crudele,
Altra strada si tenti.
Sarà di questo ferro,
Scopo, chi è la caggion' d’ogni mia doglia
E i Lacci del suo amor, lo sdegno scioglia.

 

Scena VIII.

ORIANA, e detto, da essa creduto Amadigi.

ORIANA.
Amadigi mio ben', deh' quando mai
Finirai di dar pene al' core amante ?
Deh ! dimmi, in che t’offesi ?

DARDANO,a parte.
(In che t’offesi !
Da mè ciò non si seppe ;
L’arte assista l’inganno, ò son scoperto.)

ORIANA.
Contami la caggion dell’ ira tua
;

DARDANO.
Bella ; i trascorsi dell' labro
Non giungono nel cor di chi ben' Ama.

ORIANA.
Se t’offesi, perdona ;
Fù involontaria colpa,
Se fù colpa la mia.

DARDANO.
Il rammentarmi dei passati errori,
Arrossir fà le gote,
Più di ciò non si parli.

ORIANA.
Cesse Melissa ; e si compiace anch’ essa
Del reciproco affetto.

DARDANO.
Dunque mio ben', sei mia ?

ORIANA.
Ostacol' più non trovo à i nostri ardori.

DARDANO.
Or' sian' dunque beati, i nostri amori

Tù mia speranza,
Tù mio conforto,
Sei di quest’ alma,
L’amato ben' ;
La mia costanza
E giunta in porto
Ed' ho la palma
Del' tuo bel' sen !
Dolce, &c.

(Finita l’aria Amadigi attraversa la Scena senza veder Dardano, da cui è però veduto, lo segue adirato.)

DARDANO.
Mà qui il rival ? si vendichi l’offesa!

(Parte.)

ORIANA.
Cosi mi Lascia, e parte ?
Sento Strepito d’armi ; e che sarà?

(Si sente rumore di armi.)

 

Scena IX.

MELISSA che sorte furiosa, e detta.

MELISSA.
Cieli ; numi ! Soccorso ; astri crudeli.

ORIANA.
Che t’affligge ò Melissa?

MELISSA.
Ascota ; quel che poc’ anzi
Amadigi parea di Tracia, è il Prence ;
Che veduto Amadigi
Corse per tor la vita al' suo rivale.

ORIANA.
Numi ; che ascolto !

MELISSA.
Egli Amadigi assale
Il di cui braccio invitto
D’un colpo ch’ il difende
Hà il suo rival' trafitto :
Mira colà ; di Tracia il Prence estinto.

ORIANA.
Or tu forse m’inganni.

MELISSA.
Più ingannar non ti voglio.
Troppo sian' veri
Quelli che a voi preparo aspri tormenti.

ORIANA.
Barbara, e che ti feci ?

MELISSA.
M’ involasti un amante.

ORIANA.
Colpa mia già non fu !

MELISSA.
Fia tuo l’affanno.

ORIANA.
Ti puniranno i Numi ;

MELISSA.
Trema per me Cocito.

ORIANA.
Il Ciel' gl' empi condanna.

MELISSA.
Ma eseguisce l’inferno.

ORIANA.
Giove per te s’adira.

MELISSA..
Se non cessi d’amarlo.

(La minaccia.)

ORIANA.
L’amerò fin' che ho vita.

MELISSA.
Morrai, se non v’assenti.

ORIANA.
Ascolta.....
Perfida incantatrice, empia Megera
Tesifone d’Inferno, Arpia del' mondo ;
Tù ben veder' potrai
Guizzar nell’ aria i pesci ;
Gl' augei volar nell’ onde ;
Farsi gelido il fuoco,
Bruciar il gelo, ed' appianarsi i monti,
E alle nubi salir, le valli, e gl' antri ;
Mà far' già non potrai
Ch’ il fervido desio
Mai si stanchi d’amar l’Idolo mio.

MELISSA.
Son sorda ai detti tuoi.

(Vuol partire, ma Oriana la ritiene.)

ORIANA.
Affannami,
Tormentami,
E' vano il tuo rigor ;
Si vago, è l' Idol mio
Che di cangiar desio,
Non ha poter il cor.
Affani, &c.

(Parte.)

 

Scena X.

MELISSA sola.
Mi deride l’amante,
La rivale mi sprezza;
Ed' io lo soffro, ò stelle ?
; Non sarà già mai
Ch’ Io perda il mio vigor frà pene, e guai.

Desterò dall’empia Dite
Ogni furia, a farvi guerra
Crudi, perfidi si, si
 ;
Ombre tetre, omai sortite
Dall’ avello che vi serra
A' dar pene,
A colui che mi schernì.
Desterò, &c.

 

ATTO III.

Scena I.

Palazzo di Melissa.

ORIANA, condotta da Demoni.
Dove mi guida il fato mio tiranno !
Qui Melissa mi vuol ? qui mi condanna
A soffrir' pene, e affanni ?
E che mai feci ò sorte ?
Perché adoro Amadigi,
Deggio dunque haver Morte ?
Si, si, neri Ministri
D’una furia d’ Averno,
D’una infida Megera
Conducetemi pur, dove v’addita,
Che per caggion' si cara
Troppo fia dolce a mè perder la vita.

Dolce vita del mio petto
Io per te Morrò beata ;
E più puro havrò L’affetto
Di quest’alma sventurata.

(Parte.)

 

Scena II

Il teatro rappresenta un Antro destinato agl’ Incanti di Melissa.

MELISSA sola.
Sento, ne sò che sia
Agitato il pensier; e mesto il core
;
E ingombra l’alma mia pena0 e timore ;
Forse perche preparo
All’ ingrato Amadigi acerba morte ?
Ma che ci posso far, se più l’adoro
Quanto più m’abborrisce !
Egli a ciò mi costringe.
Amadigi qui venga,
E seco Oriana caggion del' mio tormento
Ch’ oppressa dall' rigor' già l’alma Io sento.

Vanne Lungi dal' mio petto
Vano amor, ch’ Io vuò vendetta ;
Non darò mai più ricetto0
A un’amabile saetta.
Vanne, &c.

 

Scena III.

I DEMONI Conducono AMADIGI, ed' ORIANA incatenati, e detta.

ORIANA.
Se t’offese Oriana
Ella sol' si punisca.

AMADIGI.
Se ti sprezza Amadigi
Egli sol' merta pena.

MELISSA.
E pene, e morte havrai, da tè principio.

(Và per ferire Amadigi.)

ORIANA.
Numi, aita, soccorso.

MELISSA.
Mà ; che nuova pietade
Mi passeggia nel' petto ?
Perfido traditore
La tua morte vorrei, mà il cor nol' vuole.

AMADIGI.
Ah! che non giova a me la tua pietade,
Mentre ch’io temo oh Dio
Per Oriana il mio ben', per l’Idol mio.

MELISSA.
Ed' ancor tù m’inviti !
T’ucciderò nel' cor di lei spietato.

(Và per' uccidere Oriana.)

AMADIGI.
Ah ferma !

ORIANA.
No' Melissa
Salva il mio ben', ed' io contenta moro.

MELISSA.
Mà no ; fia troppo breve
Questa pena à un ingrato ;
Darò con' mille morti
A lei pene, a tè affanni, e a me conforto.

AMADIGI ed ORIANA.
Cangia al' fine il tuo rigore
Senti oh' Dio di noi pietà ;
Deh' ti muova il mio dolore,
Troppo usasti crudeltà.
Cangia, &c.

MELISSA.
Nò, nò ; hò già risolto.
Ombra del suo rivale
Prencipe sfortunato,
In Virtù de’ miei detti
Sorti dal' Regno scuro
E qui meco t’unisci a far vendetta
Del' mio amor, del tuo amor, del' nostro oltraggio.

 

Scena V.

 OMBRA DEL PRENCIPE DI TRACCIA, e detti.

DARDANO.
Han' penetrato i detti tuoi l’ Inferno.
E i numi ; nemici all’ ingiustitia
Proteggon contro tè due fidi amanti ;
E per' maggior mia pena
Voglion ch’io ti rammenti,
Ch’è giunta pur la fin' del lor' tormenti.

(Sparisce l’ombra.)

 

Scena V.

AMADIGI, MELISSA ed ORIANA.

MELISSA.
Cieli ingiusti, e inclementi
Dunque a voi soli fia
La vendetta concessa ?

ORIANA.
A che mai si risolve ?

AMADIGI.
Io temo ancora.

MELISSA.
Mà che !
Muoia la mia rivale !

(Vuol' uccidere Oriana, mà si sente ritenere.)

Chi il piè m’arresta, ò stelle ?
Ah' che voi proteggete infidi numi
Una copia felice ;
Io sola, sventurata
Cielo, e Inferno m’abborre:
Morir si deè ; si muoia.

(Si ferisce con un' stile.)

Addio, crudo Amadigi
Spira la tua nemica, anzi l’amante ;
Godi del' mio morir barbaro ingrato.
Già il piè vacilla, e il Lume ;
Ed' un freddo mortal già mi sorprende
Felice è la mia morte
S'un tuo sospir compiange la mia sorte.
Io già sento l’alma in sen'
Che da mè partendo và..

(Cade sopra un sasso, e muore.)

ORIANA.
Che orrore.

AMADIGI.
Infelice Melissa.

ORIANA.
Mà che ascolto !
AMADIGI.
Che sento !
Qual' chiarore improvviso abbaglia i Lumi ?

ORIANA.
Or' si che ci protegge il Cielo, e i Numi.

(L’antro si cangia in un bellissimo Palazzo, e dopo breve ed' allegra sinfonia, discende un carro coperto da Nubi, nel quale si vede l’Incantatore Orgando Zio d’Oriana.)

 

Scena VI.


ORGANDO e detti.

ORGANDO.
Son' finiti i tormenti, omai si goda
;
Il Ciel che vi protegge
Vuol' che cessin' gl’ Incanti ;
E con' dolci sponsali
S'Uniscan' con le destre i cori amanti.

AMADIGI.
Cara la man' ti stringo.

ORIANA.
Più dolce è inaspettato un gran' contento.

AMADIGI.
Or' ti ringratio Amor del mio tormento.
Cara mia sposa adesso
Ogni nube spari d’atro dolore,
S’Orgando, e il Dio d’amore
Con più soavi incanti
Unisce i due più fidi, e casti amanti.

Sento la gioia
Ch’ in sen' mi brilla
E già scintilla
Nel' ciel la stella
Del' Dio d’Amor ;
Sarò beato
Con' tè mia bella,
E amico il fato
Già mi promette
Contento al' Cor.
Sento, &c.

(Orgando disceso dal suo carro.)

ORGANDO.
Godete omai felici
O fortunati sposi ;
E qual già preparai
Danze campestri, e Magica Armonia
Qui del vostro goder preludio sia.

CORO.
Godete ò Cori amanti
Che non v’è più dolor ;
Cangiato ha' i vostri pianti
In riso il Dio d’Amor.

AMADIGI ed ORIANA.
Or sì m’alletti
Speranza del' mio sen' ;
Non più Velen'
Mà sol diletti
Io provo in questo Cor.

CORO.
Godete ò Cori amanti
Che non v’è più dolor ;
Cangiato ha' i vostri pianti
In riso il Dio d’Amor.

Ballo di Pastori, e Pastorelle, e Finisce l'Opera.


Acte I
Acte II
Acte III