ATTO II
Scena I.
La Scena rappresenta
un Giardino con un bellissimo Palazzo in distanza, nel' mezzo
del' quale si vede la Fontana del' vero Amore.
AMADIGI solo.
Io Ramingo men' vado
Per valli, e per foreste afflitto e solo,
Ne so dove mi volga incerto il piede.
Mà ; quivi appunto Io scorgo
D’Amor l’antro incantato
L’acque del' quale i dubbi amanti accerta :
Voglio in esse Specchiarmi,
Per veder s’il mio ben fida è in amarmi.
Sussurrate, onde vezzose
Limpidette consolate
Questo misero mio Cor ;
E tu nume d'ogni affetto
Compatisci questo petto,
Ch' é ripieno di dolor.
Sussurate, &c.
(Riguarda
nella fontana.)
Numi che veggio ?
Oriana
Accarezza il rivale, e mè disprezza !
Cruda, perfida, ingrata ;
Mai più di donna ascolterò li pianti.
Ma già m’opprime il core,
Della sua crudeltà l’atro dolore.
Io manco, io mo......
(Cade
svenuto sopra un Sasso.)

Scena II.
MELISSA,
e detto.
MELISSA.
Svenne Amadigi dal' suo duolo oppresso :
(Fà
i suoi scongiuri.)
Si risvegli dal sonno.
Furie accorrete, e quivi
Oriana apportate
E premio all' suo amore
Sia lo sdegno, e rigor, odio, e dolore.
(Parte.)

Scena III.
ORIANA ed AMADIGI.
ORIANA.
Cieli, che' sarà mai ?
Ecco il mio ben', mà ! Oh' Dio !
Estinto è l’idol mio !
(Si
avvicina ad Amadigi.)
Amadigi ;
sole degl' occhi miei
Chi dai sensi ti priva ? oh' ciel' non odi !
Spietatissima sorte :
Ah' che Melissa hà dato à lui la Morte,
E per Maggior tormento
Vuole che estinto io miri il mio Contento.
S’ estinto
è l’Idol' mio
Morire io voglio ancor ;
Che viver non poss’ Io
Con tanti affanni al' cor'.
S' estinto, &c.
Ma qual'
scampo al mio affanno ?
Si prenda il proprio ferro
Dell’estinto Consorte ;
(Va
per prendere la spada di Amadigi.)
Ed Unisca
due Cori una sol' Morte.
(Amadigi
si risente.)
AMADIGI.
Chi mi sveglia dal' sonno ?
ORIANA.
Amadigi, mio ben ? tu vivi e Spiri ?
AMADIGI.
Chi sei ? che chiedi ?
ORIANA.
Non conosci Oriana ?
AMADIGI si leva.
Oriana !
Un infida, che per altri m’abborre ?
ORIANA.
Infida tu mi chiami ?
AMADIGI.
Si ; perfida, e crudele.
ORIANA.
Che feci mai ?
AMADIGI.
Va’, chiedilo à tè Stessa, e lo saprai.
ORIANA.
Dunque quando credea
Che tù, ingrato mi amassi,
Tu cosi mi disprezzi ?
AMADIGI.
Hò magnanimo il core
E amar non so chi altrui promise Amore.
T’amai quant’ il mio
Cor
Già seppe amarti ;
Ore che tù cangi amor
Io ti disprezzo :
Se cangio il mio desir,
Di mè deh', non Lagnarti ;
L’offese a non soffrir,
E il petto avvezzo.
T'ami, &c.
ORIANA.
Chi mai creduto havria
Ch’ Amadigi il mio ben' fosse crudele ?
AMADIGI.
E chi creduto havria
Che Oriana ver' mè fosse infedele ?
ORIANA.
Infida tù mi chiami,
Quand io t’ adoro ? ingrato;
AMADIGI.
Sò che per' altri0 è il seno tuo piagato.
ORIANA.
Ti pentirai crudel'
D’ havermi offesa un' di
Perfido, ingrato.
S’ io ti seguii fedel
Saprò fuggirti ancor
Crudo spietato.
Ti pentirai, &c.
(Parte
Oriana.)

Scena IV.
AMADIGI,
e poi MELISSA.
AMADIGI.
Dunque colei, da cui
Speravo ogni conforto al' grave affanno
Cosi mi sprezza, e fugge ?
E nel medesmo istante
Che fede mi giurò, di fé mi manca ?
Ed io vivo, e non moro ?
Faccia pur' quest’ acciaro
Ciò che non puote il duolo.
(Vuol
uccidersi, ma vien' trattenuto da Melissa,che sopraggiunge.)
MELISSA.
Fermati, e vivi.
AMADIGI.
Cruda Melissa ; Lascia
Ch’ io dia fine al mio duol' con la mia morte.
MELISSA.
Puoi tue pene finir' senza morire.
AMADIGI.
Benché à mè sia crudele
Quella per cui sospiro
A lei sempre qual' fui sarò fedele.
Né altro io da tè bramo,
Che mi Lasci Morir, già ch’ io non t’ amo.
MELISSA.
Io più soffrir' nol posso.
Non sperar con la morte
Dar' fine alle tue pene,
Che prima ti convien' alma spietata
Provar quanto far' può una donna sdegnata.
Divenga in questo Loco
Ogni placido aspetto, orrore, e foco.
(La
scena si cangia in un antro orribile.)
E voi de miei furori
Orridi essecutori
Accorrete à punir, chi mi disprezza.
(Dei
mostri sortono dal' seno della terra, s’odono tuoni nell’aria.)
AMADIGI.
L’anima, è troppo avvezza
Alle pene, agl' affanni ;
E se credi con' questo
D’amollire il mio cor', folle t’inganni.
MELISSA.
Cessate, omai cessate
Che più gravi tormenti, a lui preparo
Circondatelo, ò furie
(Le
furie lo circondano.)
Vedrà nelle mie soglie
Ciò che nel' fonte ei vide :
Vuo’ ch’ il suo duolo, al mio divenga eguale
E colei che l’adora, ami il rivale.
(à
due)
Crudel tù non farai
Ch’ il tuo rigor già ma,
iPerturbi la costanza ;
AMADIS-
MELISSA - Ho petto / Si hai petto Da soffrire
A 2 - Ogn’ aspro, e rio Martìre
AMADIS- MELISSA - Non
temo il tuo / Torrò col' mio rigor
AMADIS- MELISSA - Né tua possanza /La
tua speranza.
Crudel, &c.
(Partono.)

Scena
V.
Palazzo
di Melissa.
DARDANO
solo.
D’ un' sventurato amante
Provo tutte le pene in questo petto
Ama Oriana Amadigi, e me disprezza
Mi promette Melissa
Conforto al mio tormento,
Mà tardi Veggio, oh' Dio,
Ch’ è vano ogni potere, al duolo mio :
Pena tiranna
Io sento al core,
Ne spero mai
Trovar pietà ;
Amor m’affanna
E il mio dolore
In tanti guai
Pace non hà.
(Mentre
vuol partire, vien ritenuto da Melissa.)

Scena
VI.
MELISSA
e detto.
MELISSA.
Arresta ò Prence.
Quivi frà brevi istanti
Vedrai quella che adori
,Mite a gl' affanni tuoi,
Ne più, qual' già solea aspra, e crudele.
DARDANO.
Com ciò sia ?
MELISSA.
Con incantati giri
Cangiai tue forme ; e à i Lumi d’Oriana
Non più di Tracia il Prence,
Mà, Amadigi parrai ;
E invisibili a lui ambi sarete.
DARDANO.
E à che giovar ciò deve ?
MELISSA.
Che t’merà colei, che tanto adori.
DARDANO.
Mà sott’ altro sembiante.
MELISSA.
Ancor che per inganno,
Piace l’essere amato, à un' core amante.
Se tù brami
di godere
Lascia pur' à mè il pensiere
Ch’ Io contento ti farò ;
Non havrai più tanti affanni
Ed' il fine de tuoi danni
Io con pace mirerò ;
Se tu brami, &c.
(Parte.)

Scena
VII
DARDANO
solo.
Mà se questo non basta
A mitigar la pena mia crudele,
Altra strada si tenti.
Sarà di questo ferro,
Scopo, chi è la caggion' d’ogni mia doglia
E i Lacci del suo amor, lo sdegno scioglia.

Scena
VIII.
ORIANA,
e detto, da essa creduto Amadigi.
ORIANA.
Amadigi mio ben', deh' quando mai
Finirai di dar pene al' core amante ?
Deh ! dimmi, in che t’offesi ?
DARDANO,a
parte.
(In che t’offesi !
Da mè ciò non si seppe ;
L’arte assista l’inganno, ò son scoperto.)
ORIANA.
Contami la caggion dell’ ira tua;
DARDANO.
Bella ; i trascorsi dell' labro
Non giungono nel cor di chi ben' Ama.
ORIANA.
Se t’offesi, perdona ;
Fù involontaria colpa,
Se fù colpa la mia.
DARDANO.
Il rammentarmi dei passati errori,
Arrossir fà le gote,
Più di ciò non si parli.
ORIANA.
Cesse Melissa ; e si compiace anch’ essa
Del reciproco affetto.
DARDANO.
Dunque mio ben', sei mia ?
ORIANA.
Ostacol' più non trovo à i nostri ardori.
DARDANO.
Or' sian' dunque beati, i nostri amori
Tù mia speranza,
Tù mio conforto,
Sei di quest’ alma,
L’amato ben' ;
La mia costanza
E giunta in porto
Ed' ho la palma
Del' tuo bel' sen !
Dolce, &c.
(Finita
l’aria Amadigi attraversa la Scena senza veder Dardano, da cui
è però veduto, lo segue adirato.)
DARDANO.
Mà qui il rival ? si vendichi l’offesa!
(Parte.)
ORIANA.
Cosi mi Lascia, e parte ?
Sento Strepito d’armi ; e che sarà?
(Si
sente rumore di armi.)

Scena
IX.
MELISSA
che sorte furiosa, e detta.
MELISSA.
Cieli ; numi ! Soccorso ; astri crudeli.
ORIANA.
Che t’affligge ò Melissa?
MELISSA.
Ascota ; quel che poc’ anzi
Amadigi parea di Tracia, è il Prence ;
Che veduto Amadigi
Corse per tor la vita al' suo rivale.
ORIANA.
Numi ; che ascolto !
MELISSA.
Egli Amadigi assale
Il di cui braccio invitto
D’un colpo ch’ il difende
Hà il suo rival' trafitto :
Mira colà ; di Tracia il Prence estinto.
ORIANA.
Or tu forse m’inganni.
MELISSA.
Più ingannar non ti voglio.
Troppo sian' veri
Quelli che a voi preparo aspri tormenti.
ORIANA.
Barbara, e che ti feci ?
MELISSA.
M’ involasti un amante.
ORIANA.
Colpa mia già non fu !
MELISSA.
Fia tuo l’affanno.
ORIANA.
Ti puniranno i Numi ;
MELISSA.
Trema per me Cocito.
ORIANA.
Il Ciel' gl' empi condanna.
MELISSA.
Ma eseguisce l’inferno.
ORIANA.
Giove per te s’adira.
MELISSA..
Se non cessi d’amarlo.
(La
minaccia.)
ORIANA.
L’amerò fin' che ho vita.
MELISSA.
Morrai, se non v’assenti.
ORIANA.
Ascolta.....
Perfida incantatrice, empia Megera
Tesifone d’Inferno, Arpia del' mondo ;
Tù ben veder' potrai
Guizzar nell’ aria i pesci ;
Gl' augei volar nell’ onde ;
Farsi gelido il fuoco,
Bruciar il gelo, ed' appianarsi i monti,
E alle nubi salir, le valli, e gl' antri ;
Mà far' già non potrai
Ch’ il fervido desio
Mai si stanchi d’amar l’Idolo mio.
MELISSA.
Son sorda ai detti tuoi.
(Vuol
partire, ma Oriana la ritiene.)
ORIANA.
Affannami,
Tormentami,
E' vano il tuo rigor ;
Si vago, è l' Idol mio
Che di cangiar desio,
Non ha poter il cor.
Affani, &c.
(Parte.)

Scena
X.
MELISSA
sola.
Mi deride l’amante,
La rivale mi sprezza;
Ed' io lo soffro, ò stelle ?
Nò; Non sarà già mai
Ch’ Io perda il mio vigor frà pene, e guai.
Desterò dall’empia
Dite
Ogni furia, a farvi guerra
Crudi, perfidi si, si ;
Ombre tetre, omai sortite
Dall’ avello che vi serra
A' dar pene,
A colui che mi schernì.
Desterò, &c.
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